15 agosto 2007

Da una pagina di diario rockciclistico: Colmar-Baccarat, 10 agosto 2007

Dopo tre forature in ventiquattro ore, ho pensato bene di comprare un copertone più resistente e altre tre camere d'aria. Il ciclista non si è nemmeno degnato di farmi lui il lavoro. Comunque parto tranquillo. La strada sale dolcemente tra gli infiniti vigneti alsaziani. Visitiamo senza nemmeno scendere di sella la splendida cittadina di Ribeauvielle, poi la salita si fa dura ed arriviamo a fatica ai 742 umidissimi metri della cima. Una discesa gelida sembra il preludio ad un pomerigio di pianura, ma quando -seduti in un ristorantino di St. Marie aux Mines (cittadina dei minatori d'argento del XVI secolo)- consultiamo la cartina, scopriamo che non è proprio così: ci aspetta un altra salita della medesima entità, ma concentrata in soli 4 km, il che vuol dire...
Ordiniamo delle ottime torte salate e poi del pollo al curry con il riso, il tutto bagnato dalla tipica birra del pescatore. Il cameriere esegue gli ordini allibito.
...10% di pendenza! La cima è una nuvola gelida, dove arrivo con qualche minuto di anticipo su Ivo (la sua torta era al formaggio). Lo aspetto con una Coca ghiacciata in mano, comprata nel frattempo da un furbo rivendiore montanaro.
Ci rimettiamo gli abiti da discesa. L'aria da umida si fa bagnata. Noi stringiamo i denti e picchiamo verso St. Die. Qui scopriamo che la strada che porta a Baccarat è vietata a noi ciclisti, così mentre cerchiamo un'alternativa una Scenic guidata da una dolce fanciulla si accosta premurosa: dal lato passeggero scende un uomo completamente ubriaco, ma dell'ubriachezza buona. E' lui che si prodiga per indicarci la strada parlando un misto di francese, inglese, spagnolo e napoletano. Arrivano anche i poliziotti, ma persino loro sono amichevoli.
Ripartiamo allegri. Buco. Ancora. Evidentemente non era colpa del copertone...
Ripetiamo un'operazone ormai familiare, tranne per il fatto che questo dannato Continental è duro da riinfilare nel cerchio. Ripartiamo un po' meno allegri, ma ci riprendiamo. Ormai sono le otto...la strada è un saliscendi tra alberi altissimi, lungo un fuime splendido di nome Meurthe.
Baccarat è una città fantasma che vive attorno a una fabbrica di bicchieri. Dei quattro alberghi segnalati dalla pianta ufficiale della città, nessuno è aperto. A dire il vero tre nemmeno esistono più. In compenso ci sono svariati kebabari. Tre euro e cinquanta per rinascere. Chiediamo al gestore se conosce qualche albergo in zona. Il tizio ci prende in simpatia e si prodiga col telefono, poi addirittura ci guida con la macchina fino a Fontenoy le Joute, un minuscolo villaggio riqualificato qualche anno fa dall'apertura di alcuni librai dell'usato. Qui c'è una specie di agriturismo con una stanza tutta per noi. Pazzesco.
In totale credo di avere fatto 120 km, di cui almeno 25 in salita. Siamo partiti alle 11.11 e siamo arrivati alle 22.22. Mi merito una doccia. E pure una birretta.

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